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L'arte di correre - Murakami

Anche se quasi completamente a digiuno da allenamenti seri di corsa, direi che questo libro di Murakami potrebbe essere incluso nello starter pack del corridore principiante, insieme a delle buone scarpe da corsa e sali minerali.



Il titolo ha catturato la mia attenzione ancora prima di leggere una singola parola del testo e ciò è probabilmente dovuto al fatto che ho letto la traduzione italiana del libro (L'arte di correre), che a differenza di quella inglese (Di cosa parlo quando parlo di corsa), crea effettivamente molte aspettative. La mia mente infatti, ha iniziato ad immaginare una storia avente come protagonista il corpo in quanto tempio, materia in movimento elevata grazie al potere della mente per il raggiungimento della bellezza assoluta.

Beh, non ho letto nulla di tutto ciò, ma onestamente i contenuti non mi hanno deluso. Nonostante il susseguirsi degli eventi contenga buchi temporali e il filo del discorso ogni tanto si perda, mi è davvero piaciuta la condivisione dell'esperienza dall'autore e l'intersezione di Murakami scrittore e corridore. Le pagine del libro lo raccontano come un uomo molto rigoroso e determinato: ha corso ultramaratone, corre almeno una maratona all'anno, si allena regolarmente per affrontare gare di triathlon e corre qualcosa come 10 km al giorno.

Per un principiante come me è un piccolo eroe e spesso penso alla fatica descritta dettagliatamente nel libro, mentre corro i miei pochi chilometri.


La tenacia che Murakami dimostra nel perseguire i duri allenamenti di corsa viene dalla volontà di sfidare continuamente se stesso.

Durante le corse sulla lunga distanza, l'unico avversario che si deve battere è il se stesso del giorno prima.

Personalmente non sono un grande fan delle competizioni, ma mi interessa invece moltissimo il miglioramento di sè e le sfide che diventano momenti di scoperta e superamento dei propri limiti. Credo che la resistenza alla fatica di cui parla l'autore sia una buona metafora della vita.

Il dolore non si può evitare, ma la sofferenza è opzionale. Supponiamo per esempio che correndo uno pensi, ‘Non ce la faccio più, è troppo faticoso. La fatica è una parte inevitabile, mentre la possibilità di farcela o meno è a esclusiva discrezione di ogni individuo.

E' un libro molto interessante per gli amanti della corsa e per coloro che, come metafora del "percorso", vogliono tagliare il "traguardo" dicendo:


"Se non altro fino alla fine non [ho] mai camminato".



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