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I FIORI DI BANGALORE

  • Immagine del redattore: MWB
    MWB
  • 6 ago 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 15 dic 2021

Prima di arrivare in India non avrei mai immaginato di iniziare a vivere in un paese così ricco di tradizioni, spiritualità e bellezze naturali. Le destinazioni più battute dai turisti sono concentrate al nord, dove luoghi come Delhi, la capitale e il Taj Mahal, attraggono orde di turisti che fanno incetta di selfie ricordo. Il sud è molto più "discreto" e direi, ancora più affascinante. Mi è capitato di vivere nella capitale del Karnataka, Bangalore, oggi considerata la Silicon Valley dell'India e vent'anni fa la sua Città Giardino.

Oggigiorno le strade e le automobili hanno preso il posto dei parchi e dei rain-tree, gli alberi che un tempo assicuravano riparo durante la stagione delle piogge.

È stato durante un giorno di pioggia monsonica che ho visitato per la prima volta uno dei miei posti preferiti a Bangalore, il Krishnarajendra Flowers market, il mercato dei fiori di Bangalore.

L'ambientazione era perfetta, enormi nuvole scure nel cielo, pioggerellina dopo una mattinata di diluvio monsonico e un auto-rickshaw bagnaticcio guidato da un autista che parlava qualsiasi lingua indiana tranne l'inglese. Ed eccoci qui, abbiamo raggiunto la location e non c'era l'ombra di un mercato. Finora tutto nella norma direi.

Come al solito, in India è necessario fare un pò di fatica per tutto e quando qualcosa è troppo facile da ottenere, inizio seriamente a preoccuparmi.

L'ingresso è accanto ad un cavalcavia e ad un enorme incrocio, quindi, primo passo: scendere dall'auto, evitare le pozzanghere e cercare di sopravvivere attraversando la strada. Un consiglio molto utile che ho imparato da amici del posto è quello di assumere un atteggiamento sicuro, stendere il braccio con il palmo della mano aperto verso la macchina in arrivo (come segnale di arresto), camminare lentamente e...sperare che sia il tuo giorno fortunato.

C'è un mercato all'aperto che si sviluppa tutto intorno all'edificio (ecco perché è un pò difficile capire dov'è l'entrata) e lì inizia la magia dei colori, insieme alle urla degli ambulanti che vendono i loro prodotti.

Le merci sono solitamente disposte a terra, su supporti di fortuna, panche di legno o cassette di frutta. I teli multicolore che fanno ombra alle bancarelle e le proteggono dalla pioggia, diffondono una luce rossastra sulla merce, la quale sembra ancora più invitante. I venditori mettono molta cura nell'impilare frutta e verdura, e realizzano sculture in equilibrio, ordinate per dimensione o colore. Colori, colori, colori. Ovunque colori.

E questo è solo l'inizio, il meglio deve ancora venire!

L'edificio del mercato dei fiori è organizzato in una serie di atrii a tutta altezza collegati per mezzo di scale. Gli spazi centrali sono utilizzati per la vendita dei fiori e le gallerie per prodotti di ogni genere, terracotte, padelle enormi e strumenti metallici vari. È facile perdersi in quel labirinto brulicante di urla, spinte e odori. E' impossibile non seguire il flusso di gente che si muove qua e la fra contrattazioni e pagamenti. Non è così male come sembra e pur non assicurando uno spazio vitale ampio e odori sempre gradevoli, è sicuramente un posto da vedere.

Meglio essere preparati e dimenticare i mercati-boutique che in occidente vendono bouquet a peso d'oro. Quello che invece ha dell'incredibile è la bellezza dei fiori venduti lì, nonostante vengano ammucchiati, chiusi in sacchi enormi e spostati qua e là con noncuranza. Sono semplicemente perfetti e potrebbero sembrare di plastica o carta, da tanto sono morbidi, sodi e freschi.

Tutto viene buttato per terra (fiori e ogni genere di spazzatura) quindi il pavimento è molto molto sporco, ma non mi è mai capitato di camminare su una superficie così morbida da far pensare di camminare su una nuvola. Per immedesimarsi in questa immagine romantica consiglio di non guardare a terra.

I fiori recisi sono usati in molti ambiti della vita quotidiana in India ed è per questa ragione che ci sono posti come questo per la vendita a privati ​​e grossisti. I fiori vengono venduti in ghirlande al metro e i boccioli al kg e dopo essere stati pesati vengono consegnati in modeste borse di plastica. I venditori concludono i loro affari da negozi-nicchie di circa due metri per due, sopraelevati di un metro da terra. Da li, a gambe incrociate, pesa alla mano, vendono le loro montagne di fiori. Le contrattazioni sono rumorose e molto teatrali, fatte di urla, gesti (e forse insulti). Pur essendo impegnati in questa attività, come sempre gli indiani sono molto curiosi e gentili con gli stranieri e mi è capitato che un venditore mi fermasse offrendomi una ghirlanda di gelsomino in regalo.

Quando finalmente si raggiunge la sommità, si può ammirare il mercato dall'alto e davvero comincia lo spettacolo: grandi e piccini, tutti impegnati in una qualche attività. C'è chi chiacchiera, compra, vende, lega e taglia ghirlande, chi impreca, paga, sorride, curiosa, dorme e mangia.

È un'esplosione di centinaia di arcobaleni tutti insieme.

E' un vero e proprio teatro di vita.




 
 
 

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